Cibo e potere – che c’entra lo zucchero con il dominio?

«Complottista!»

Non lo ha detto proprio così perché mi vuole bene, ma lo so che ne è convinto, pensa che io faccia parte di quella schiera di anime in pena che vede ovunque demoni del male che macchinano ai nostri danni – o meglio, circoli ristretti di uomini (onni)potenti che nell’oscurità organizzano presente e futuro dei popoli, scie chimiche, microchip nella scatola cranica e grattacieli niuiorchesi sfarinati con la gente dentro. Ma dopo aver letto “Il mistero” a Gregorio è parso necessario puntualizzarmi di persona che non lo convince questa immagine che dipingo di una congiura ai danni dei popoli consumatori. Cosa posso rispondere? Niente di originale, non molto di differente da quello che potrebbe rispondere Chomsky: non è cospirazione, è organizzazione.

Pensiamo che Mattei si sia scontrato in volo con un piccione? Che Calvi si sia suicidato per una depressione causata dallo scudetto fraudolentemente scippato dalla juve alla fiorentina? Che Sindona non tollerava il caffé ed è deceduto per shock anafilattico?

Allora certo, possiamo anche pensare che la dilagante cattiva nutrizione sia solo il risultato della cieca ricerca di profitto – maldestra, casuale e giusto un tantinello avida – da parte dell’industria alimentare.

Ma se invece riconosciamo che esistono enormi apparati di persone pagate (bene) per consolidare le strutture dominanti allora si possono vedere gli eventi con sguardo mutato, scorgere una dimensione che a volte è impalpabile – ma se la osservi da vicino, c’è, ed è molto concreta.

La sua concretezza, ne convengo, può sfuggire, e per evitarlo niente funziona meglio di un esempio preciso, che in questo caso ha il nome di un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dal nome “Global Strategy on Diet, Physical Activity and Health”, cioè “Strategia globale su dieta, attività fisica e salute”.

L’affermazione di Anthelme Brillat – Savarin, che nel 1825, in “Fisiologia del gusto”, affermava: “Il destino delle nazioni è determinato da ciò che mangiano” è sottoscrivibile, a patto di essere aggiornato. Se ci interessa comprendere il nesso tra potere e cibo dobbiamo prendere atto che per una grande potenza essere in grado di controllare produzione e flusso dei prodotti alimentari è parte indispensabile di ogni esercizio d’egemonia.

Negli ultimi decenni si è arrivati alla consapevolezza generalizzata, tra le persone che si occupano di alimentazione e salute, che la cattiva nutrizione (più correttamente dovremmo dire: i danni dovuti ad un’alimentazione basata su prodotti industriali) non è più un’esclusiva dei paesi ricchi ma si dsta diffondendo anche in quelli di seconda, terza e quarta classe. I dati sulle nuove malattie (cardiovascolari, diabete, cancro etc.) sono diventati talmente appariscenti da fare sì che nel 1992, in occasione della Conferenza Internazionale sulla Nutrizione organizzata a Roma dalla Fao (Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite) e dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità, Who) fossero poste le basi per un “Piano d’azione sulla nutrizione”, per fornire indicazioni e direttive ai paesi membri al fine di tutelare la salute dei cittadini attraverso conoscenze condivise dagli specialisti del settore.

Dopo dieci anni (quindi nel 2002), al 55esimo convegno dell’Oms viene approvata la risoluzione denominata “Strategia globale su dieta, attività fisica e salute” con un “Rapporto su dieta, nutrizione e prevenzione delle malattie croniche” dove vengono messi al centro di tale strategia alcuni fattori di rischio per le malattie croniche così distinti:

– fattori biochimici (alto colesterolo, alta pressione sanguigna);

– fattori nutrizionali (poca frutta e verdura, molti alimenti poveri in nutrienti e ricchi in grassi saturi, sale e zucchero;

– fattori biologici (obesità);

– fattori psicosociali (fumo, inattività fisica).

In senso opposto viene sottolineato come l’allattamento al seno per un periodo di almeno sei mesi sia riconosciuto come un fattore che abbassa drasticamente il rischio per malattie croniche che si possono manifestare successivamente .

Nell’Aprile del 2003 viene definita una prima bozza della Who Global strategy on diet, physical activity and health, l’ultima stesura è del settembre 2003, e nell’aprile 2004 viene approvata alla 57a Assemblea dell’Oms.

Cosa succede nei dodici mesi che passano tra la prima bozza e l’approvazione? Accade che la bozza viene mandata ai paesi membri perché abbiano la possibilità di correggere e migliorare eventuali lacune o imprecisioni prima che il documento venga approvato. Tra questi viene ovviamente inviata anche al governo degli Usa.

Al di là di quello che ognuno può in cuor suo pensare riguardo la politica estera statunitense, va sottolineato che l’Oms viene finanziata per il 25% dal governo americano, mentre la Cina contribuisce con un misero 1%. Questo vuol dire che finanziamenti e stipendi dei funzionari dell’Oms dipendono in buona parte dai cordoni della borsa di Washington, non certo da quelli di Pechino o di Nuova Delhi. A questo si può aggiungere, in margine, che si stima ufficiosamente che gli Usa controllino direttamente i voti della metà, o forse più, dei 193 paesi membri.

Dopo aver ricevuto la prima bozza il governo americano, tramite il Dhhs, (cioè Us Department of Health and Human Services), invia delle lettere e richieste di modifiche all’Oms, con intenti che sono apparsi chiarissimi ai destinatari. In un rapporto interno dell’Oms viene individuato come le pressioni del governo americano tendano a eliminare:

1 – ogni riferimento al rapporto degli esperti dell’ Oms/Fao;

2 – ogni riferimento a grassi, zucchero e sale;

3 – ogni riferimento ai problemi di marketing e pubblicità rivolti ai bambini.

Vediamo tre esempi puntuali:

1 – La stesura di agosto dichiara che: “la salute della madre, l’esclusivo allattamento al seno e un’idonea nutrizione infantile sono fattori determinanti per la prevenzione di malattie croniche che si manifestano successivamente”;

Nella versione di settembre questa frase scompare, e in quella di novembre la privazione dell’allattamento al seno viene associato in maniera confusa con il ritardo di crescita intrauterino, il basso peso alla nascita e l’arresto della crescita.

2 – Bozza di agosto: “I consumatori necessitano di un’informazione accurata e comprensibile sul contenuto dei prodotti alimentari relativamente a fattori nutrizionali fondamentali quali contenuto di calorie, grassi, zucchero e sale”;

Versione di novembre: “I consumatori hanno diritto ad un’informazione accurata, standardizzata e comprensibile sul contenuto dei prodotti alimentari propizia a fare scelte alimentari salutari. I governi possono richiedere informazioni sui fattori nutrizionali fondamentali come proposto nelle Linee guida del codice sull’etichettatura degli alimenti”.

3 – Il terzo esempio non è chiarissimo se tradotto. La versione originalerecita: “For diet, the report recommends that populations should…” (“should”, cioè “dovrebbe”);

Versione del gennaio 2004: “For diet individual and population recommendations could consider the following:…” (compare “individual” e “could” = “potrebbe”, sostituisce “dovrebbe”).

La strategia che traspare dalle modifiche operate in seguito alle richieste del governo degli Usa va nelle seguenti direzioni:

– sminuire il riconoscimento del rapporto degli esperti Oms/Fao del 2003;

– suggerire che le basi scientifiche sulle quali si fonda la strategia non sono consolidate;

– ridurre i riferimenti ad aspetti patogenetici specifici connessi ad alimenti e dieta;

– spostare ogni responsabilità da governi e industrie agli individui;

– evitare contestazioni all’industria alimentare;

– evitare riferimenti agli effetti nocivi della commercializzazione di prodotti trasformati;

– evitare riferimenti alle cause politiche ed economiche delle malattie;

– cancellare ogni riferimento ad eventuali strumenti legali, fiscali o altri vincoli formali.

Dietro queste pressioni ci sono motivi dichiarati apertamente dal governo Usa e dall’industria dolciaria e ragioni non dichiarate.

Il governo statunitense ha così motivato le richieste di modifiche:

– il rapporto non è sufficientemente documentato dal punto di vista scientifico;

– i criteri adottati per la raccomandazioni non sono sufficientemente fondati su evidenze riconosciute;

– in linea generale le raccomandazioni su dieta e salute non sono appropriate;

– le conoscenze scientifiche su cibo, nutrizione e malattie croniche non sono sufficientemente consolidate (“provisional”);

– non dovrebbero essere individuati aspetti specifici (zucchero, sale, grassi);

– le raccomandazioni dovrebbero essere indirizzate agli individui;

– l’Oms non ha competenza né mandato per esprimersi su questioni economiche;

– procedimenti legali, fiscali o comunque formalizzati violano la costituzione americana;

– non va violata la libertà dell’industria alimentare;

– ogni strategia globale va considerata sussidiaria rispetto ai programmi nazionali.

Sono evidenti anche altri motivi, questi non dichiarati:

– il controllo del sistema dell’alimentazione costituisce una parte indispensabile dell’egemonia degli Usa;

– il controllo del commercio del cibo permette di rendere interi paesi dipendenti dal punto di vista culturale, sociale e politico;

– i generi di prima necessità sono usati per rinsaldare la dipendenza di intere popolazioni, importante ingranaggio del sistema neocoloniale.

Anche gli industriali dello zucchero i quali – non va dimenticato – sono tra i grandi finanziatori dei politici americani, hanno espresso, attraverso dei documenti (non pubblicati) dell’International Sugar Association indirizzati all’Oms, diverse osservazioni al documento.

I motivi dichiarati per le richieste di correzione sono sostanzialmente due:

– l’unica patologia la cui associazione al consumo di zucchero sia dimostrata è la carie dentale;

– la riduzione del consumo di zucchero devasterebbe l’economia dei paesi del terzo mondo.

Più importanti sono le motivazioni nascoste:

– Come i grassi, i coloranti e gli additivi di rivestimento, zuccheri e sciroppi permettono ai produttori di rendere appetibili alimenti scadenti e deteriorati. Come il sale, lo zucchero è un efficace conservante;

– l’industria dello zucchero costituisce una specie di relitto del potere coloniale europeo, e come tale ha sempre ricevuto e continua a ricevere sostegno dalle potenze economiche;

– lo zucchero come copertura per il sale. Il sale è sempre più sotto accusa in quanto si ritiene favorisca ipertensione, malattie cerebrovascolari, cancro allo stomaco. L’industria invece di difendere il sale prende le parti dello zucchero che è spessissimo associato negli stessi prodotti;

– il timore che, sull’esempio del tabacco, si costituiscano azioni legali collettive per danni alla salute.

Questo è solo un piccolo esempio basato su un articolo del 2004 di Geoffrey Cannon dal titolo: “Why the Bush administration and the global sugar industry are determined to demolish the 2004 Who global strategy on diet, physical activity and health”, che fornisce solo una pallida idea del lavorio continuo che consente a governi e multinazionali di indirizzare le nostre abitudini alimentari.

Si tratta di una cospirazione? Non so quel’è la denominazione esatta, ma quello che è certo è che si tratta di azioni indirizzate a rafforzare un sistema internazionale, azioni compiute da persone che hanno (o credono di avere) un interesse personale ad agire in questo senso. Se lasciamo sempre tutto nel vago impersonale  –  il Capitale! Il Profitto! La Globalizzazione! – e non riconosciamo come ci siano atti puntuali e finalizzati al diffondersi di abitudini alimentari che ci fanno ammalare, le nostre armi nel combatterle saranno inevitabilmente spuntate.

Altro che complotti e microchipster nel cervello…

Giuseppe Aiello, febbraio 2011

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